giovedì 3 aprile 2014

Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio



Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio, Guanda, 2008

Werner Herzog (pseudonimo di Werner Stipetic) è nato a Monaco nel 1942. Autodidatta, è uno dei maggiori registi contemporanei.

Il succo:

MONACO-PARIGI
23 NOVEMBRE - 14 DICEMBRE

- Alla fine di novembre del 1974 mi telefonò un amico da Parigi e mi disse che Lotte Eisner era gravemente malata ed era probabile che morisse. ... Presi una giacca, una bussola, una sacca con dentro lo stretto necessario. I miei stivali erano così nuovi e così solidi che si poteva contare su di loro. Presi la strada più diretta per Parigi, nell'assoluta fiducia che lei sarebbe rimasta in vita, se io fossi arrivato a piedi. A parte questo, volevo essere solo con me stesso. 
Ciò che scrissi strada facendo non era destinato ad essere letto. Ora, a quasi quattro anni di distanza, avendo ripreso in mano il quadernetto, ne sono rimasto stranamente toccato e il desiderio di mostrare il testo ha prevalso sulla riluttanza. (Premessa) -  

- La Eisner non deve morire, non morirà, io non lo permetto. Non ora, questo non deve farlo. No, ora non muore, perché non muore. I miei passi sono decisi. E ora trema la terra. Quando io cammino, cammina un bisonte. Quando mi fermo, si riposa una montagna. Guai! Lei non deve. Lei non morirà. Quando io sarò a Parigi, lei sarà viva. (pag.11) -

- Notte a Beuerbach in un fienile; sotto serve da ricovero alle mucche, il suolo è fangoso e tutto pestato. Sopra è passabile, mi manca solo la luce. La notte è stata lunga, ma ero abbastanza al caldo. Fuori nubi basse in cammino, c'è vento, è tutto grigio. I trattori hanno i fari accesi, sebbene sia già chiaro. Dopo un centinaio di passo c'è una croce e una panchina. Che stana alba ho visto. La nuvolaglia era aperta, incrinata, un sole di sangue come questo sorge nel giorno di battaglia. Magri pioppi senza foglie, un corvo che vola anche se gli manca un quarto d'ala: vuol dire che pioverà. (pag. 19) - 

- Quando mi sono affacciato alla finestra, sul tetto di fronte c'era un corvo con la testa rientrata, nella pioggia, e non si muoveva. Molto più tardi era ancora là, rigido e infreddolito, solitario e muto in pensieri di corvo. Un sentimento di fratellanza mi ha invaso e il cuore mi si è riempito di solitudine. (pag. 20) - 

- Bella regione, collinosa, molto bosco, tutto quieto. Lo sparviero grida. Sulla croce da campo dietro di me c'è: "Non lodare il giorno prima della sera; fintantoché vivo su questa terra, vivo in continuo pericolo di morte. Mio Dio, ti prego per il sangue di Cristo: fa che la mia fine sia buona. Il tempo va verso l'eternità". (pag.22) - 

- Ho visto una processione di suore e ginnasiali, si tenevano cinti per le spalle e per i fianchi, in scioltezza, e volevano far vedere che non c'è niente di male se le suore oggi pensano in modo moderno. Il tutto aveva un'aria di allegria e leggerezza terribilmente volute e sapeva d'ipocrisia. Una delle suore, con una profonda scollatura sul dorso, presentava un tatuaggio, un aquila che andava da scapola a scapola. (pag.25) -

- Sulla salita per Burgfelden sempre più favoloso, faggi giganteschi che fanno cupola, tutto sotto la neve e in gran solitudine. Due vecchi contadini mi hanno dato della limonata perché la loro mucca aveva fatto poco latte. (pag.32) - 

- Le fattorie della Selva Nera cominciano senza preavviso, senza preavviso anche un altro dialetto. C'è da supporre che io abbia preso una serie di decisioni sbagliate circa l'itinerario e a posteriori risulta che gli sbagli si sono sommati al percorso giusto; il guaio è che io dopo un errore riconosciuto non ho il coraggio di fare dietrofront, ma preferisco rimediare commettendone un altro. (pag.35) -

- Mi ubriaco con un vino che ho comprato al posto di ristoro: a forza di solitudine la voce non mi veniva più fuori, era solo un pigolio, non trovavo più la corretta attitudine per parlare e mi vergognavo. Allora ho tagliato la corda. (pag.47) -

- Un arcobaleno, laggiù, mi dà improvvisamente la massima fiducia. Che segno è questo e sopra colui che cammina. Ognuno di noi dovrebbe camminare. (pag.49) - 

- Pioggia, pioggia, pioggia, pioggia, pioggia, soltanto pioggia, non ho quasi altro ricordo. E' diventata un'acquerugiola continua, uniforme, e la strada va all'infinito. Sui campi non c'è nessuno, si va all'infinito per il bosco. (pag.52) -

- La più desolate delle strade in direzione Domremy, non sono più capace di camminare, vado alla deriva. E' un cascare in avanti che io tramuto in un camminare. (pag.56) - 

- Intorno alla chiesa giocano i bambini. Stanotte ho avuto molto freddo. Un vecchio passa sul ponte, non si sente osservato; cammina lento e greve, a passi brevi, esitanti, e ogni poco fa una sosta, è la morte che cammina con lui. (pag.57) - 

- A Savières, nella scuola del paese, ho riflettuto se non andare a Parigi con qualche mezzo; che senso ha tutto questo. Ma essere arrivato fin qui a piedi e poi prendere un mezzo? Meglio l'insensatezza, se tale è, e il calice vuotato sino alla feccia. (pag.66) -

- ... sono andato dalla Eisner, era ancora segnata e spossata dalla malattia. Qualcuno doveva averle detto per telefono che io ero arrivato a piedi; io non volevo dirlo. Ero imbarazzato e ho steso le gambe dolenti su una seconda sedia che lei mi ha spinto davanti. Nell'imbarazzo mi è passato per la testa una cosa e dato che la situazione era comunque strana, gliel'ho detta. Insieme, ho detto, faremo un fuoco e arrostiremo i pesci. Allora lei mi ha guardato con un lieve sorriso e poiché sapeva che ero uno che andava a piedi e perciò un indifeso, mi ha compreso. Per un solo istante, senza peso, per il mio corpo è passato come un soffio di dolcezza. Ho detto: apra la finestra, da qualche giorno io so volare. (pag.72/73) - 





sabato 1 marzo 2014

Fernando Pessoa, Libro dell'inquietudine


Fernando Pessoa, Libro dell'inquietudine, Einaudi, 2012




- Finirà di ardere, amore mio, nel camino della nostra vita, la legna dei nostri sogni...
Non facciamoci ingannare dalla speranza, perché tradisce, dall'amore, perché stanca, dalla vita, perché riempie ma non sazia, e anche dalla morte, perché porta più di ciò che si desidera e meno di ciò che si aspetta.
Non facciamoci ingannare, oh Velata, dal nostro stesso tedio, perché invecchia da solo e non osa essere tutta l'angoscia che è.
Non piangiamo, non odiamo, non desideriamo...
Copriamo, oh Silenziosa, con un lenzuolo di sottile lino il profilo irto e morto della nostra Imperfezione... -
(pag. 48)



(Il libro è più di 500 pagine ma mi è sembrato sufficiente darvi solo questa goccia del suo succo, già così preziosa, per non rovinarvi il gusto di scoprirlo a poco a poco da soli.). MM

giovedì 23 gennaio 2014

Riff Reb's, Il lupo dei mari



Riff Reb's, Il lupo dei mari, Kleiner Flug, 2013 (Graphic Novel tratta dal romanzo di Jack London)



Il succo:

Prefazione: Jack London ha divorato la vita con la voracità di un gigantesco incendio: saccheggiatore di ostriche, cacciatore di foche, cercatore d'oro, militante rivoluzionario, vagabondo, reporter di guerra, allevatore e coltivatore, marinaio dei mari freddi e yachtman dei mari caldi, scrittore autodidatta di più di cinquanta romanzi e novelle.
Improvvisamente sazio, piscia se stesso su questo fuoco come si spegne la luce a solo quarant'anni.
E questo bilancio incredibile non basta, perché un autore non è solo la somma delle sue opere e dei suoi atti, ma anche quella delle sue ossessioni, dei suoi smarrimenti, dei suoi sogni, insieme alle ceneri delle sue illusioni. Ceneri raffreddate che ci riscaldano ancora, come queste stelle spente da millenni che per noi brillano sempre.  Riff Reb's





- Aggrappato alle sartie, cercavo con lo sguardo le coste del mio paese invano. La civiltà era sparita, cancellata dalla pioggia. (cap. II, tav.16). -





- Ma l'evento più inatteso si svolse mentre facevo la pulizia nella cabina del Lupo.

Dei libri! E quali libri!Shakespeare, Tennyson, De Quincey, Darwin, Proctor. Astronomia, fisica e, cosa più divertente, una copia di The Dean's English.

Non potevo associare l'idea di queste letture a Lupo Larsen.

Lupo Larsen: "I miei libri erano così polverosi?" ... "Lei ci crede all'immortalità dell'anima?"

Humphrey: "Basta guardare nei suoi occhi per crederci!"

Lupo Larsen: "Ah Ah Ah, Sciocchezze! Lei può solo vedere che sono vivo! L'immortalità dell'anima è una canzone per i vigliacchi e gli ingenui!"
"Ora le dirò quello che penso. L'uomo è un animale mediocre e senza la comparsa della coscienza, sarebbe scomparso da questo pianeta da un bel po'. Ma il prezzo da pagare è la coscienza della sua propria morte ed è molto pesante!"
"Allora ha inventato l'idea dell'immortalità per accettare questa scadenza inevitabile e l'idea di anima per consolidare la sedicente superiorità sul regno animale."  (cap.III, Tav.3,4). -





- Ecco come con qualche parola, un pazzo o un genio trasforma la magia di una notte ideale in un abisso di disperazione. 

Lupo Larsen: "O sfolgorante notte tropicale! Fiammeo torrente nella gran scia, che pare isbigottire il cielo arroventato."

Humphrey: "?"

Lupo Larsen: "E il paziente sperone avanza e scroscia lungo la via d'immensi astri comparsa. Il sol ci tempra i fianchi, e la rugiada ala e rassoda il nostro sartiame. Così seguiamo ognor la vecchia rotta, la nostra vecchia, solitaria rotta, la rotta lunga che non tedia mai."

"Allora, sembrerebbe che la vita sotto gli alisei non ispiri il critico letterario!"

Humphrey: "Mi sembra strano che lei possa provare tanto entusiasmo. Secondo lei la vita non ha nessun valore!"

Lupo Larsen: "In effetti, la vita non ha nessun valore tranne quello che le si dà nell'attimo stesso."
"La mia vita di ieri non vale più nulla, quella di domani non ha ancora valore, ma in questo momento, nella dolcezza di questa bella notte, è inestimabile."  (cap.V, tav.1,2,3).





martedì 24 dicembre 2013

Franz Kafka, Aforismi di Zürau



Franz Kafka, Aforismi di Zürau, Adelphi, 2006


Il succo:


- Ogni mattina, alla Bodleian Library di Oxford, nella stanza 132 dell'edificio moderno, severa, non dissimile da un aula di collegio, studiavo il manoscritto del Castello. Un giorno passai alla cartella degli Aforismi di Zürau. Il paesaggio si presentava totalmente diverso. Fogli sciolti - centotré - di formato rettangolare, cm 14,5 x 11,5, in carta molto sottile, di un giallo pallido, ricavato tagliando in quattro una certa quantità di carta da lettere. ... Mai, per un suo testo, Kafka aveva escogitato una simile disposizione della pagina e della sequenza. ... Quanto più studiavo da vicino quei fogli sottili e le loro connessioni con i quaderni e le lettere scritte da Kafka nei mesi di Zürau, tanto più mi appariva evidente che quei testi andassero letti esattamente nella forma in cui Kafka li aveva disposti, come schegge di meteoriti cadute in plaghe desertiche.  (In margine di R. Calasso, pag. 11-13) -

- La vera via passa per una corda che non è tesa in alto, ma appena al di sopra del suolo. Sembra destinata a far inciampare più che a essere percorsa. (n°1 pag. 17) -

- I nascondigli sono innumerevoli, la salvezza una sola, ma ci sono tante possibilità di salvezza quanti nascondigli. (n°26 pag. 40) - 

- Non c'è un avere, solo un essere, solo un essere che desidera l'ultimo respiro, la soffocazione. (n°35 pag. 49) -

- Prima non capivo perché la mia domanda non ottenesse risposta, oggi non capisco come potessi credere di poter domandare. Ma io non credevo affatto, domandavo soltanto. (n°36 pag. 50) - 

- L'uomo non può vivere senza una costante fiducia in qualcosa di indistruttibile dentro di sé, anche se quell'indistruttibile come pure quella fiducia possono rimanergli costantemente nascosti, Una delle possibilità di esprimersi, per tale rimane nascosto, è la fede in un Dio personale. (n°50 pag.65) -

- L'indistruttibile è uno; ogni singolo uomo lo è e al tempo stesso è comune a tutti, da qui il legame fra gli uomini, indissolubile come nessun altro. (n°70/71 pag. 84) - 

- L'amore sensibile ci inganna sviandoci da quello celeste; da solo non potrebbe, ma poiché esso contiene in sé, inconsapevolmente, l'elemento dell amore celeste, ci riesce. (n°79 pag. 92) - 

- Due compiti per iniziare la vita: restringere il tuo cerchio sempre più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del tuo cerchio. (n°94 pag. 106) - 

- Non è necessario che tu esca di casa. Rimani al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non ne può fare a meno, estasiato si torcerà davanti a te. (n°109 pag. 121) - 

- Kafka soggiornò per otto mesi a Zürau, nella campagna boema, a casa della sorella Ottla, fra il settembre 1917 e l'aprile del 1918. La tubercolosi si era dichiarata un mese prima, con uno sbocco notturno di sangue. Il malato non nascose un certo senso di sollievo. Scrivendo a Felix Weltsch, si paragonò all' "amante felice" che eslama: "Tutto il passato erano solo illusioni, soltanto ora amo veramente". La malattia era l'amante definitiva, che permette di chiudere i conti precedenti. Il primo dei quali era l'idea del matrimonio, che lo torturava (e torturava Felice) da cinque anni. Un altro conto era la vita d'ufficio. Un altro conto erano Praga e la famiglia. 
Arrivato a Zürau, Kafka per un giorno non volle scrivere nulla, perché il luogo gli "piaceva troppo" e temeva che ogni sua parola mettesse la "battuta in bocca al male". ... la situazione si avvicinava a quella riduzione al minimo degli elementi verso cui Kafka tendeva per vocazione nello scrivere - e avrebbe voluto estendere a tutta la sua vita.

Questo libro è come un diamante purissimo, annidato nei vasti giacimenti carboniferi che erano in Kafka. 

...ciascun frammento è un aforisma nel senso di Kirkegaard, un essere "isolato", che deve respirare circondato da uno spazio vuoto. Questo spiega l'accorgimento di trascriverne uno solo per ogni foglietto. ... Alcuni di questi frammenti sono narrativi, altri sono singole immagini, altri sono parabole. 

Nei primi giorni di Zürau, Kafka annotò queste parole: "O bella ora, magistrale stato, giardino inselvatichito. Tu svolti dalla casa e sul sentiero del giardino ti viene incontro la dea dalla felicità". Dea che nominò soltanto quella volta.  (Lo splendore velato di R. Calasso, pag. 125-142) -

sabato 14 dicembre 2013

Mario Rigoni Stern, Inverni lontani




Mario Rigoni Stern, Inverni lontani, Einaudi, 2009



Il succo:

- Nella steppa i villaggi bruciavano: indicavano a chi veniva dietro la strada dove erano passati e che loro dovevano seguire se volevano salvezza. 
Sarà per questo che chi è sopravvissuto a quei giorni ama accendere il camino nelle sere d'inverno? Così nella memoria ritornano i ricordi e i volti delle persone care. Se nevica ti prende anche una forte malinconia e guardando il bosco che si imbianca rivivi tante esperienze. (pag. 5).

- Così io, piccolo uomo tra miliardi di altri, preparo il mio inverno che sarà simile a quello di molti altri abitanti della terra. (pag. 7) -

- Fu forse questa mia confidenza con la neve e con il freddo che mi permise di superare inverni ben più duri? E questa mia familiarità con il bosco e gli animali che mi aiutò a sopravvivere in certi momenti? Sì, questo. Ma anche tanta fortuna. (pag. 12) -

- Nel tepore del letto vado con i ricordi dentro un tempo lontano; ma anche, ascoltando, ancora prima del crepuscolo dell'alba cerco di capire il tempo meteorologico: ... Immagino il freddo secco e forte che a volte fa scricchiolare il bosco. Questo è il momento più freddo della notte che incomincia a impallidire; il momento in cui si muovono i corvi perché non riescono più a sopportarlo. (pag. 18) -

- ... nelle cartelle per merenda c'era una patata cotta sotto la cenere. ... Eppure non ci rendevamo conto della nostra povertà e mi ritenevo più fortunato di molti altri costretti ad emigrare nelle miniere del Belgio. (pag. 23) -

- Due o tre ore ogni sera le passavo a riordinare la biblioteca degli ex combattenti, che aveva qualche migliaio di volumi. ... Si sa, allora non c'era la televisione, pochi avevano la radio e la gente leggeva di più. Alla domenica mattina, dopo la messa, venivano in biblioteca anche dalle contrade lontane. Pagndo venti lire potevano avere in prestito un libro per quindici giorni. ... Insomma, che cosa importava se quando li restituivano avevano odore di vacca e di letame e se erano un po' sciupati? Intanto venivano letti nelle lunghe sere invernali, magari a voce alta, alla tenue luce delle cucine o nelle stalle mentre si aspettava il parto delle vacche. (pag. 23/24) -

- Riuscivo a comprare qualche libro nuovo di narratori e poeti, o qualche saggio di storia ... Fu così che i miei giovani compaesani poterono leggere Kafka, Faulkner, Babel', Hemingway, Garcìa Lorca, Eliot, i poeti russi, Carlo Levi, Pavese, Vittorini, Gramsci... Queste mie scelte arbitrarie provocarono in paese una certa reazione da parte dei benpensanti che vedevano nella piccola biblioteca un luogo di riunioni sovversive. Ma che belle discussioni in quelle sere invernali! Quanto entusiasmo nei nostri discorsi animati da letture che ci avevano fatto scoprire un mondo che fino ad allora ci era stato tenuto nascosto. (pag. 24) -

- Nei mesi dell'inverno, guardando dalla finestra la neve che turbina e che nasconde il paesaggio, ripenso a questa cose che ho vissuto, a tanti amici scomparsi, a quelle bambine con le quali andavo veloce sulle slitte scendendo dalle colline attorno alle nostre case che alzavano verso il cielo il fumo dei camini. Forse il loro ricordo mi ha salvato?
Inverni lontani della mia vita, uno diverso dall'altro per ottanta ragioni, ma tutti simili in due cose: l'attesa e la preparazione per ben superarli. (pag. 30) -

- Nel nord del continente asiatico, dalla Corea alla Siberia, o nei villaggi lontani dalle città, in Canada, Alaska o Patagonia, nei giorni lunghi si lavora per preparasi ad affrontare le lunghe notti dove la Bibbia, Omero, Tolstoj, Shakespeare o anche Mozart, faranno buona compagnia a qualcuno al chiarore di una piccola lampada. Nei ripostigli scavati nel terreno, nei fienili, ma anche sotto la neve sono le scorte accumulate nella buona stagione e che permettono l'esistenza.
In attesa dell'inverno anche da noi è bello lavorare non per accumulare denaro sul conto corrente ma scorte di legna secca, farina, patate, verdura in composta, marmellate, funghi secchi, oca a pezzi nel suo grasso, carne secca affumicata anche di selvaggina, lardo sotto sale nella pietra scavata a truogolo, sardelle pure sotto sale, e così via per i prodotti che la natura ci dona dalle semine di primavera alle raccolte dell'autunno. (pag.32/33) -

- Passiamo alla scorta di bevande per trascorrere bene in nostro inverno. Vino in primis. ... Per le sere di vento e neve, guardando il fuoco, un buon recioto della Valpolicella, il preferito da mio nonno: "... Devo dire che la guerra non mi piace.| A me piace, seduto nel canto del fuoco,| bere con i compagni, bruciando la legna più secca,| i vecchi ceppi strappati durante l'estate, e tostar ceci.| ... Niente è più bello, finita la semina, lasciare che il dio| faccia cadere le sue piogge, e sentire un vicino dirti:| "Di' un po', vecchio mio,| che cosa facciamo a quest'ora?" Mi piacerebbe molto| bere un gotto mentre il dio pensa al nostro bene..." Così scriveva Aristofane duemilacinquecento anni fa. (pag.38/39) -

- ... scada del latte, aggiungi un cucchiaino di miele di salvia delle isole dalmate e un bicchierino di grappa, bevi il tutto con un'aspirina e mettiti a letto restando immobile: vedrai che sudata! Dopo due giorni sarai come nuovo. (pag.39) -

- Già, quando il corpo sta bene sta bene anche lo spirito. Ma anche lo spirito a bisogno di alimento, e allora, per l'inverno che viene, affrontiamo qualche bella lettura o rilettura. Da ragazzo, quando il freddo gridava sotto i chiodi degli scarponi e veniva buio, vicino al focolare avevo il mio posto e il mio libro di avventure: Salgari, Verne, Kipling, ma nache Conrad e Stevenson. Ero con loro in paesi lontani, in mille vicende bellissime. No, non avevo proprio tempo per studiare o fare i compiti. I compiti li facevo in classe sul mio banco, dieci minuti prima che entrasse la cara maestra Elisa. ...
... Ora sono tanti i libri che vorrei leggere, o rileggere. Ma credo che la mia vita finirà ben prima di aver saziato questa sete: i classici greci e latini, la storia dall'antica alla contemporanea. Rileggerò i mie soliti cari poeti: Dante, Leopardi; magari ancora Proust e Cechov; poi i Racconti della Kolyma di Salamov... (pag. 39/40) -

- La neve verrà leggera come piccole piume d'oca, soffermandosi prima sugli alberi, quindi filtrerà tra i rami posandosi in fine sui cortinari gelati, sugli arbusti di mirtillo, sul muschio come velo di zucchero su una torta. Le lepri, i caprioli, i cervi staranno immobili a guardare il nuovo paesaggio. Le volpi dentro la tana spingeranno fuori il naso per fiutare il nuovo e antico odore che ritorna. Ma quando sarà tutto bianco, si ricorderanno gli scoiattoli dove hanno nascosto le provviste? Il vecchio urogallo dello Scoglio del Tasso volerà sull'abete dove generazioni della sua famiglia hanno aspettato la primavera nutrendosi delle sue foglie. Il bosco sarà immerso in un tempo irreale e io andrò a camminarci dentro come in un sogno. Molte cose mi appariranno chiare in quella luce che nasce da se stessa.
Verrà, verrà il caro scricciolo sulla catasta di legna ad annunciarmi la prima neve come quando ero ragazzo con il suo tictictic ripetuto più volte, e il suo campanellino nascosto nella gola si sentirà anche lassù dove le nuvole compatte e bianche aspettano il segnale. (pag. 41) -  



mercoledì 27 novembre 2013

Robert Walser, La passeggiata




Robert Walser, La passeggiata, Adelphi, 2011




Il succo:



... Mentre lì attorno, un po' nel boschetto, un po' nel campo, cercavo e coglievo fiori, incominciò pian piano a piovere e il paese si fece ancora più soave e silenzioso. Ascoltavo la pioggia gocciolare lieve sulle foglie, e mi sembrava un pianto. Com'è dolce la minuta tiepida pioggia d'estate!
Antichi errori, ormai remoti nel tempo, mi tornarono alla memoria: infedeltà, dispetto, falsità, perfidia, odio, una quantità di brutte, violente scenate, sfrenati desideri, incontrollata passione. Vidi chiaro quanto male e quale torto avevo fatto a tante persone. Nel sottile sussurrìo che circondava, l'onda dei miei pensieri salì fino a riempirmi di tristezza. 
Come una ribalta gremita da scene intensamente drammatiche mi si chiuse dinanzi la vita d'un tempo; un involontario stupore mi colse nel riconoscere tutte le mie debolezze, le infinite cattiverie, la mancanza d'amore.
E in quel momento balenò ai miei occhi l'altra figura, rividi a un tratto il povero vecchio derelitto che pochi giorni prima avevo veduto tristemente disteso al suolo: così miserevole, pallido, sofferente, affranto, triste da morire, che a quella vista mi ero sentito l'animo tristemente sconvolto. Rivedevo ora mentalmente quell'uomo sfinito e quasi mi sentivo male.
Alla ricerca di un posto dove sdraiarmi, scorgendo per caso un angolo tranquillo sulla riva lì accanto, spossato come mi sentivo, mi accomodai il più possibile sul terreno soffice, al riparo dei fidi rami di un albero amico.
Nel contemplare tera, aria e cielo fui preso da un pensiero conturbante e irreprimibile: ero costretto a dirmi che ero un povero prigioniero fra cielo e terra, che tutti qui siamo ugualmente dei poveri reclusi e che per noi tutti non v'è alcuna via verso un altro mondo, se non quell'unica che ci conduce nella fossa buia, nel grembo della terra, giù nella tomba.
"E così la florida vita, tutti i bei colori allegri, ogni gioia di vivere e umano significato, l'amicizia, la famiglia e la donna amata, l'aria dolce e piena di lieti, felici pensieri, le case paterne e materne, le care strade note, la luna e il sole alto e gli occhi e i cuori degli uomini, tutto un giorno dovrà scomparire e morire".
Mentre, giacendo assorto, chiedevo in silenzio perdono agli uomini, mi tornò ancora alla mente quella fanciulla tutta fresca di giovinezza, dalla bocca così graziosamente infantile e dalle gote deliziose. Rivissi acutamente il rapimento che mi dava la sua presenza fisica, così tenera e melodiosa, e come tuttavia, avendole chiesto poco tempo addietro se credeva che le fossi realmente affezionato, in segno di dubbio e d'incredulità avesse abbassato i begli occhi e mi avesse risposto "no". Le circostanze l'avevano indotta a partire, e così la perdei. E tuttavia avrei potuto probabilmente convincerla delle mie buone intenzioni. Al momento giusto avrei dovuto dirle che la mia inclinazione era del tutto sincera. Sarebbe stato semplicissimo, e nient'altro che giusto, confessarle apertamente: "io l'amo. Tutto ciò che la riguarda mi sta a cuore come ciò che riguarda me. Per molte belle e buone ragioni desidero renderla felice". Ma poiché non me n'ero più dato cura, lei se ne era andata.
"Ho raccolto i fiori solo per deporli sulla mia infelicità?" mi domandai, e il mazzolino mi cadde di mano. M'ero alzato per ritornare a casa: era già tardi, e tutto si era fatto buio. - (pag. 96-99).

domenica 27 ottobre 2013

Guillaume Apollinaire, Vitam impendere amori



Guillaume Apollinaire, Vitam impendere amori, Finisterre, 2005


("Vitam impendere amori" può essere tradotto come "consacrare la vita all'amore o "sacrificare la vita per amore". Raccolta di sei poesie del poeta francese G. Apollinaire uscita nel 1918).





Il succo:



1.

L'amour est mort entre tes bras

Te souviens-tu de sa rencontre

Il est mort tu la referas

Il s'en revient à ta rencontre



Encore un printemps de passé

Je songe à ce qu'il eut de tendre

Adieu saison qui finissez

Vous nous reviendrez aussi tendre





1. (trad.)


L'amore è morto tra le braccia tue

Ricordi tu quando ti venne incontro

L'amore è morto lo ritroverai

Ecco ti viene incontro




Un'altra primavera se n'è andata

Penso che fu lieve

Addio tempo che muore

A noi più lieve tornerai ancora