sabato 14 dicembre 2013

Mario Rigoni Stern, Inverni lontani




Mario Rigoni Stern, Inverni lontani, Einaudi, 2009



Il succo:

- Nella steppa i villaggi bruciavano: indicavano a chi veniva dietro la strada dove erano passati e che loro dovevano seguire se volevano salvezza. 
Sarà per questo che chi è sopravvissuto a quei giorni ama accendere il camino nelle sere d'inverno? Così nella memoria ritornano i ricordi e i volti delle persone care. Se nevica ti prende anche una forte malinconia e guardando il bosco che si imbianca rivivi tante esperienze. (pag. 5).

- Così io, piccolo uomo tra miliardi di altri, preparo il mio inverno che sarà simile a quello di molti altri abitanti della terra. (pag. 7) -

- Fu forse questa mia confidenza con la neve e con il freddo che mi permise di superare inverni ben più duri? E questa mia familiarità con il bosco e gli animali che mi aiutò a sopravvivere in certi momenti? Sì, questo. Ma anche tanta fortuna. (pag. 12) -

- Nel tepore del letto vado con i ricordi dentro un tempo lontano; ma anche, ascoltando, ancora prima del crepuscolo dell'alba cerco di capire il tempo meteorologico: ... Immagino il freddo secco e forte che a volte fa scricchiolare il bosco. Questo è il momento più freddo della notte che incomincia a impallidire; il momento in cui si muovono i corvi perché non riescono più a sopportarlo. (pag. 18) -

- ... nelle cartelle per merenda c'era una patata cotta sotto la cenere. ... Eppure non ci rendevamo conto della nostra povertà e mi ritenevo più fortunato di molti altri costretti ad emigrare nelle miniere del Belgio. (pag. 23) -

- Due o tre ore ogni sera le passavo a riordinare la biblioteca degli ex combattenti, che aveva qualche migliaio di volumi. ... Si sa, allora non c'era la televisione, pochi avevano la radio e la gente leggeva di più. Alla domenica mattina, dopo la messa, venivano in biblioteca anche dalle contrade lontane. Pagndo venti lire potevano avere in prestito un libro per quindici giorni. ... Insomma, che cosa importava se quando li restituivano avevano odore di vacca e di letame e se erano un po' sciupati? Intanto venivano letti nelle lunghe sere invernali, magari a voce alta, alla tenue luce delle cucine o nelle stalle mentre si aspettava il parto delle vacche. (pag. 23/24) -

- Riuscivo a comprare qualche libro nuovo di narratori e poeti, o qualche saggio di storia ... Fu così che i miei giovani compaesani poterono leggere Kafka, Faulkner, Babel', Hemingway, Garcìa Lorca, Eliot, i poeti russi, Carlo Levi, Pavese, Vittorini, Gramsci... Queste mie scelte arbitrarie provocarono in paese una certa reazione da parte dei benpensanti che vedevano nella piccola biblioteca un luogo di riunioni sovversive. Ma che belle discussioni in quelle sere invernali! Quanto entusiasmo nei nostri discorsi animati da letture che ci avevano fatto scoprire un mondo che fino ad allora ci era stato tenuto nascosto. (pag. 24) -

- Nei mesi dell'inverno, guardando dalla finestra la neve che turbina e che nasconde il paesaggio, ripenso a questa cose che ho vissuto, a tanti amici scomparsi, a quelle bambine con le quali andavo veloce sulle slitte scendendo dalle colline attorno alle nostre case che alzavano verso il cielo il fumo dei camini. Forse il loro ricordo mi ha salvato?
Inverni lontani della mia vita, uno diverso dall'altro per ottanta ragioni, ma tutti simili in due cose: l'attesa e la preparazione per ben superarli. (pag. 30) -

- Nel nord del continente asiatico, dalla Corea alla Siberia, o nei villaggi lontani dalle città, in Canada, Alaska o Patagonia, nei giorni lunghi si lavora per preparasi ad affrontare le lunghe notti dove la Bibbia, Omero, Tolstoj, Shakespeare o anche Mozart, faranno buona compagnia a qualcuno al chiarore di una piccola lampada. Nei ripostigli scavati nel terreno, nei fienili, ma anche sotto la neve sono le scorte accumulate nella buona stagione e che permettono l'esistenza.
In attesa dell'inverno anche da noi è bello lavorare non per accumulare denaro sul conto corrente ma scorte di legna secca, farina, patate, verdura in composta, marmellate, funghi secchi, oca a pezzi nel suo grasso, carne secca affumicata anche di selvaggina, lardo sotto sale nella pietra scavata a truogolo, sardelle pure sotto sale, e così via per i prodotti che la natura ci dona dalle semine di primavera alle raccolte dell'autunno. (pag.32/33) -

- Passiamo alla scorta di bevande per trascorrere bene in nostro inverno. Vino in primis. ... Per le sere di vento e neve, guardando il fuoco, un buon recioto della Valpolicella, il preferito da mio nonno: "... Devo dire che la guerra non mi piace.| A me piace, seduto nel canto del fuoco,| bere con i compagni, bruciando la legna più secca,| i vecchi ceppi strappati durante l'estate, e tostar ceci.| ... Niente è più bello, finita la semina, lasciare che il dio| faccia cadere le sue piogge, e sentire un vicino dirti:| "Di' un po', vecchio mio,| che cosa facciamo a quest'ora?" Mi piacerebbe molto| bere un gotto mentre il dio pensa al nostro bene..." Così scriveva Aristofane duemilacinquecento anni fa. (pag.38/39) -

- ... scada del latte, aggiungi un cucchiaino di miele di salvia delle isole dalmate e un bicchierino di grappa, bevi il tutto con un'aspirina e mettiti a letto restando immobile: vedrai che sudata! Dopo due giorni sarai come nuovo. (pag.39) -

- Già, quando il corpo sta bene sta bene anche lo spirito. Ma anche lo spirito a bisogno di alimento, e allora, per l'inverno che viene, affrontiamo qualche bella lettura o rilettura. Da ragazzo, quando il freddo gridava sotto i chiodi degli scarponi e veniva buio, vicino al focolare avevo il mio posto e il mio libro di avventure: Salgari, Verne, Kipling, ma nache Conrad e Stevenson. Ero con loro in paesi lontani, in mille vicende bellissime. No, non avevo proprio tempo per studiare o fare i compiti. I compiti li facevo in classe sul mio banco, dieci minuti prima che entrasse la cara maestra Elisa. ...
... Ora sono tanti i libri che vorrei leggere, o rileggere. Ma credo che la mia vita finirà ben prima di aver saziato questa sete: i classici greci e latini, la storia dall'antica alla contemporanea. Rileggerò i mie soliti cari poeti: Dante, Leopardi; magari ancora Proust e Cechov; poi i Racconti della Kolyma di Salamov... (pag. 39/40) -

- La neve verrà leggera come piccole piume d'oca, soffermandosi prima sugli alberi, quindi filtrerà tra i rami posandosi in fine sui cortinari gelati, sugli arbusti di mirtillo, sul muschio come velo di zucchero su una torta. Le lepri, i caprioli, i cervi staranno immobili a guardare il nuovo paesaggio. Le volpi dentro la tana spingeranno fuori il naso per fiutare il nuovo e antico odore che ritorna. Ma quando sarà tutto bianco, si ricorderanno gli scoiattoli dove hanno nascosto le provviste? Il vecchio urogallo dello Scoglio del Tasso volerà sull'abete dove generazioni della sua famiglia hanno aspettato la primavera nutrendosi delle sue foglie. Il bosco sarà immerso in un tempo irreale e io andrò a camminarci dentro come in un sogno. Molte cose mi appariranno chiare in quella luce che nasce da se stessa.
Verrà, verrà il caro scricciolo sulla catasta di legna ad annunciarmi la prima neve come quando ero ragazzo con il suo tictictic ripetuto più volte, e il suo campanellino nascosto nella gola si sentirà anche lassù dove le nuvole compatte e bianche aspettano il segnale. (pag. 41) -  



Nessun commento:

Posta un commento