martedì 24 dicembre 2013

Franz Kafka, Aforismi di Zürau



Franz Kafka, Aforismi di Zürau, Adelphi, 2006


Il succo:


- Ogni mattina, alla Bodleian Library di Oxford, nella stanza 132 dell'edificio moderno, severa, non dissimile da un aula di collegio, studiavo il manoscritto del Castello. Un giorno passai alla cartella degli Aforismi di Zürau. Il paesaggio si presentava totalmente diverso. Fogli sciolti - centotré - di formato rettangolare, cm 14,5 x 11,5, in carta molto sottile, di un giallo pallido, ricavato tagliando in quattro una certa quantità di carta da lettere. ... Mai, per un suo testo, Kafka aveva escogitato una simile disposizione della pagina e della sequenza. ... Quanto più studiavo da vicino quei fogli sottili e le loro connessioni con i quaderni e le lettere scritte da Kafka nei mesi di Zürau, tanto più mi appariva evidente che quei testi andassero letti esattamente nella forma in cui Kafka li aveva disposti, come schegge di meteoriti cadute in plaghe desertiche.  (In margine di R. Calasso, pag. 11-13) -

- La vera via passa per una corda che non è tesa in alto, ma appena al di sopra del suolo. Sembra destinata a far inciampare più che a essere percorsa. (n°1 pag. 17) -

- I nascondigli sono innumerevoli, la salvezza una sola, ma ci sono tante possibilità di salvezza quanti nascondigli. (n°26 pag. 40) - 

- Non c'è un avere, solo un essere, solo un essere che desidera l'ultimo respiro, la soffocazione. (n°35 pag. 49) -

- Prima non capivo perché la mia domanda non ottenesse risposta, oggi non capisco come potessi credere di poter domandare. Ma io non credevo affatto, domandavo soltanto. (n°36 pag. 50) - 

- L'uomo non può vivere senza una costante fiducia in qualcosa di indistruttibile dentro di sé, anche se quell'indistruttibile come pure quella fiducia possono rimanergli costantemente nascosti, Una delle possibilità di esprimersi, per tale rimane nascosto, è la fede in un Dio personale. (n°50 pag.65) -

- L'indistruttibile è uno; ogni singolo uomo lo è e al tempo stesso è comune a tutti, da qui il legame fra gli uomini, indissolubile come nessun altro. (n°70/71 pag. 84) - 

- L'amore sensibile ci inganna sviandoci da quello celeste; da solo non potrebbe, ma poiché esso contiene in sé, inconsapevolmente, l'elemento dell amore celeste, ci riesce. (n°79 pag. 92) - 

- Due compiti per iniziare la vita: restringere il tuo cerchio sempre più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del tuo cerchio. (n°94 pag. 106) - 

- Non è necessario che tu esca di casa. Rimani al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non ne può fare a meno, estasiato si torcerà davanti a te. (n°109 pag. 121) - 

- Kafka soggiornò per otto mesi a Zürau, nella campagna boema, a casa della sorella Ottla, fra il settembre 1917 e l'aprile del 1918. La tubercolosi si era dichiarata un mese prima, con uno sbocco notturno di sangue. Il malato non nascose un certo senso di sollievo. Scrivendo a Felix Weltsch, si paragonò all' "amante felice" che eslama: "Tutto il passato erano solo illusioni, soltanto ora amo veramente". La malattia era l'amante definitiva, che permette di chiudere i conti precedenti. Il primo dei quali era l'idea del matrimonio, che lo torturava (e torturava Felice) da cinque anni. Un altro conto era la vita d'ufficio. Un altro conto erano Praga e la famiglia. 
Arrivato a Zürau, Kafka per un giorno non volle scrivere nulla, perché il luogo gli "piaceva troppo" e temeva che ogni sua parola mettesse la "battuta in bocca al male". ... la situazione si avvicinava a quella riduzione al minimo degli elementi verso cui Kafka tendeva per vocazione nello scrivere - e avrebbe voluto estendere a tutta la sua vita.

Questo libro è come un diamante purissimo, annidato nei vasti giacimenti carboniferi che erano in Kafka. 

...ciascun frammento è un aforisma nel senso di Kirkegaard, un essere "isolato", che deve respirare circondato da uno spazio vuoto. Questo spiega l'accorgimento di trascriverne uno solo per ogni foglietto. ... Alcuni di questi frammenti sono narrativi, altri sono singole immagini, altri sono parabole. 

Nei primi giorni di Zürau, Kafka annotò queste parole: "O bella ora, magistrale stato, giardino inselvatichito. Tu svolti dalla casa e sul sentiero del giardino ti viene incontro la dea dalla felicità". Dea che nominò soltanto quella volta.  (Lo splendore velato di R. Calasso, pag. 125-142) -

sabato 14 dicembre 2013

Mario Rigoni Stern, Inverni lontani




Mario Rigoni Stern, Inverni lontani, Einaudi, 2009



Il succo:

- Nella steppa i villaggi bruciavano: indicavano a chi veniva dietro la strada dove erano passati e che loro dovevano seguire se volevano salvezza. 
Sarà per questo che chi è sopravvissuto a quei giorni ama accendere il camino nelle sere d'inverno? Così nella memoria ritornano i ricordi e i volti delle persone care. Se nevica ti prende anche una forte malinconia e guardando il bosco che si imbianca rivivi tante esperienze. (pag. 5).

- Così io, piccolo uomo tra miliardi di altri, preparo il mio inverno che sarà simile a quello di molti altri abitanti della terra. (pag. 7) -

- Fu forse questa mia confidenza con la neve e con il freddo che mi permise di superare inverni ben più duri? E questa mia familiarità con il bosco e gli animali che mi aiutò a sopravvivere in certi momenti? Sì, questo. Ma anche tanta fortuna. (pag. 12) -

- Nel tepore del letto vado con i ricordi dentro un tempo lontano; ma anche, ascoltando, ancora prima del crepuscolo dell'alba cerco di capire il tempo meteorologico: ... Immagino il freddo secco e forte che a volte fa scricchiolare il bosco. Questo è il momento più freddo della notte che incomincia a impallidire; il momento in cui si muovono i corvi perché non riescono più a sopportarlo. (pag. 18) -

- ... nelle cartelle per merenda c'era una patata cotta sotto la cenere. ... Eppure non ci rendevamo conto della nostra povertà e mi ritenevo più fortunato di molti altri costretti ad emigrare nelle miniere del Belgio. (pag. 23) -

- Due o tre ore ogni sera le passavo a riordinare la biblioteca degli ex combattenti, che aveva qualche migliaio di volumi. ... Si sa, allora non c'era la televisione, pochi avevano la radio e la gente leggeva di più. Alla domenica mattina, dopo la messa, venivano in biblioteca anche dalle contrade lontane. Pagndo venti lire potevano avere in prestito un libro per quindici giorni. ... Insomma, che cosa importava se quando li restituivano avevano odore di vacca e di letame e se erano un po' sciupati? Intanto venivano letti nelle lunghe sere invernali, magari a voce alta, alla tenue luce delle cucine o nelle stalle mentre si aspettava il parto delle vacche. (pag. 23/24) -

- Riuscivo a comprare qualche libro nuovo di narratori e poeti, o qualche saggio di storia ... Fu così che i miei giovani compaesani poterono leggere Kafka, Faulkner, Babel', Hemingway, Garcìa Lorca, Eliot, i poeti russi, Carlo Levi, Pavese, Vittorini, Gramsci... Queste mie scelte arbitrarie provocarono in paese una certa reazione da parte dei benpensanti che vedevano nella piccola biblioteca un luogo di riunioni sovversive. Ma che belle discussioni in quelle sere invernali! Quanto entusiasmo nei nostri discorsi animati da letture che ci avevano fatto scoprire un mondo che fino ad allora ci era stato tenuto nascosto. (pag. 24) -

- Nei mesi dell'inverno, guardando dalla finestra la neve che turbina e che nasconde il paesaggio, ripenso a questa cose che ho vissuto, a tanti amici scomparsi, a quelle bambine con le quali andavo veloce sulle slitte scendendo dalle colline attorno alle nostre case che alzavano verso il cielo il fumo dei camini. Forse il loro ricordo mi ha salvato?
Inverni lontani della mia vita, uno diverso dall'altro per ottanta ragioni, ma tutti simili in due cose: l'attesa e la preparazione per ben superarli. (pag. 30) -

- Nel nord del continente asiatico, dalla Corea alla Siberia, o nei villaggi lontani dalle città, in Canada, Alaska o Patagonia, nei giorni lunghi si lavora per preparasi ad affrontare le lunghe notti dove la Bibbia, Omero, Tolstoj, Shakespeare o anche Mozart, faranno buona compagnia a qualcuno al chiarore di una piccola lampada. Nei ripostigli scavati nel terreno, nei fienili, ma anche sotto la neve sono le scorte accumulate nella buona stagione e che permettono l'esistenza.
In attesa dell'inverno anche da noi è bello lavorare non per accumulare denaro sul conto corrente ma scorte di legna secca, farina, patate, verdura in composta, marmellate, funghi secchi, oca a pezzi nel suo grasso, carne secca affumicata anche di selvaggina, lardo sotto sale nella pietra scavata a truogolo, sardelle pure sotto sale, e così via per i prodotti che la natura ci dona dalle semine di primavera alle raccolte dell'autunno. (pag.32/33) -

- Passiamo alla scorta di bevande per trascorrere bene in nostro inverno. Vino in primis. ... Per le sere di vento e neve, guardando il fuoco, un buon recioto della Valpolicella, il preferito da mio nonno: "... Devo dire che la guerra non mi piace.| A me piace, seduto nel canto del fuoco,| bere con i compagni, bruciando la legna più secca,| i vecchi ceppi strappati durante l'estate, e tostar ceci.| ... Niente è più bello, finita la semina, lasciare che il dio| faccia cadere le sue piogge, e sentire un vicino dirti:| "Di' un po', vecchio mio,| che cosa facciamo a quest'ora?" Mi piacerebbe molto| bere un gotto mentre il dio pensa al nostro bene..." Così scriveva Aristofane duemilacinquecento anni fa. (pag.38/39) -

- ... scada del latte, aggiungi un cucchiaino di miele di salvia delle isole dalmate e un bicchierino di grappa, bevi il tutto con un'aspirina e mettiti a letto restando immobile: vedrai che sudata! Dopo due giorni sarai come nuovo. (pag.39) -

- Già, quando il corpo sta bene sta bene anche lo spirito. Ma anche lo spirito a bisogno di alimento, e allora, per l'inverno che viene, affrontiamo qualche bella lettura o rilettura. Da ragazzo, quando il freddo gridava sotto i chiodi degli scarponi e veniva buio, vicino al focolare avevo il mio posto e il mio libro di avventure: Salgari, Verne, Kipling, ma nache Conrad e Stevenson. Ero con loro in paesi lontani, in mille vicende bellissime. No, non avevo proprio tempo per studiare o fare i compiti. I compiti li facevo in classe sul mio banco, dieci minuti prima che entrasse la cara maestra Elisa. ...
... Ora sono tanti i libri che vorrei leggere, o rileggere. Ma credo che la mia vita finirà ben prima di aver saziato questa sete: i classici greci e latini, la storia dall'antica alla contemporanea. Rileggerò i mie soliti cari poeti: Dante, Leopardi; magari ancora Proust e Cechov; poi i Racconti della Kolyma di Salamov... (pag. 39/40) -

- La neve verrà leggera come piccole piume d'oca, soffermandosi prima sugli alberi, quindi filtrerà tra i rami posandosi in fine sui cortinari gelati, sugli arbusti di mirtillo, sul muschio come velo di zucchero su una torta. Le lepri, i caprioli, i cervi staranno immobili a guardare il nuovo paesaggio. Le volpi dentro la tana spingeranno fuori il naso per fiutare il nuovo e antico odore che ritorna. Ma quando sarà tutto bianco, si ricorderanno gli scoiattoli dove hanno nascosto le provviste? Il vecchio urogallo dello Scoglio del Tasso volerà sull'abete dove generazioni della sua famiglia hanno aspettato la primavera nutrendosi delle sue foglie. Il bosco sarà immerso in un tempo irreale e io andrò a camminarci dentro come in un sogno. Molte cose mi appariranno chiare in quella luce che nasce da se stessa.
Verrà, verrà il caro scricciolo sulla catasta di legna ad annunciarmi la prima neve come quando ero ragazzo con il suo tictictic ripetuto più volte, e il suo campanellino nascosto nella gola si sentirà anche lassù dove le nuvole compatte e bianche aspettano il segnale. (pag. 41) -